Un bel proverbio in lingua napoletana recita “Vótta chiéna tiéne 'mmàno”, ovvero la botte va risparmiata quando è ancora piena, perché è inutile risparmiare quando si intravede il fondo.
Un proverbio di cui i legislatori dovrebbero tener conto nel caso specifico, in cui vi raccontiamo le disposizioni legislative inerenti il riscatto, a fini pensionistici, dell’anno di servizio civile universale.
La norma in sé è semplice: chi ha svolto il servizio civile universale può far considerare da INPS questo periodo come anno di contributi con il meccanismo del “riscatto”, pagando di tasca sua i contributi… in sostanza si applica all’anno di servizio civile quello che accade per gli anni di iscrizione all’Università.
Tutto bene, sino a quando… sino a quando un operatore volontario del servizio civile universale segnala che si è sentito richiedere da INPS ben 15.000 (quindicimila) euro per “riscattare” i dodici mesi trascorsi a difendere la Patria.
Altro fatto singolare, in quei dodici mesi il giovane aveva percepito un assegno mensile di € 439,50, per un complessivo annuale di € 5.274.
In concreto, il giovane per vedersi riconosciuto valido ai fini pensionistici l’anno di servizio civile dovrà versare all’INPS il triplo di quanto ha percepito durante il servizio civile stesso.
Il caso giunge alle orecchie del Presidente della Associazione dei Comuni del Lodigiano (A.C.L.), ente accreditato di servizio civile universale, che sul caso scrive una lettera, chiedendo ad Associazione Mosaico di sottoscriverla.
La lettera la trovate in allegato (cliccate sulle parole in verde per leggerla) ed il suo contenuto è semplice: il caso segnalato pare abnorme e si propone che l’entità del “riscatto” sia parametrato sull’importo percepito dai giovani durante il periodo svolto di servizio civile universale.
In attesa di ricevere una risposta alla lettera, Associazione Mosaico, grazie alle collaborazione del patronato sindacale INCA, effettua alcune sperimentazione su giovani che hanno terminato da poco più di due anni il loro servizio civile universale ed hanno in corso da poco più di un anno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
I risultati sono meno eclatanti del caso citato nella lettera firmata da A.C.L. e Mosaico, ma sconfortanti: riscattare l’anno di servizio civile universale costerebbe all’interessato circa 5.200 €.
Il 6 luglio scorso l’ufficio del Direttore Generale INPS risponde alla lettera di ACL e Mosaico, che potete trovare in allegato (cliccate sulle parole in verde per leggerla).
Una risposta che può essere riassunta nel motto latino “dura lex, sed lex”, anche se nelle righe finali possiamo leggere che “l’Istituto rimane comunque a disposizione per ogni eventuale percorso di revisione della normativa vigente che potrà essere intrapreso nelle sedi competenti”.
In pratica il boccino è nelle mani del legislatore, che dovrebbe tener conto del proverbio citato all’inizio di questo articolo, ovvero “Vótta chiéna tiéne 'mmàno”.
In questi mesi si fa un gran parlare e scrivere delle nuove generazioni, della necessità di usufruire del loro apporto per far ripartire non solo l’Italia, ma l’intero pianeta.
Sono la nostra “botte piena”, da trattare con cura e attenzione prima che si svuoti. Guardiamo al di là della collina, pensiamo a tutelarli ora per quel che sarà il loro, per ora lontano, futuro da anziani.
Trattiamoli soprattutto equamente, ed una norma che ti impone di versare come contributi più di quello che hai ricevuto come “paga” per il periodo considerato, sarà certo una legge, ma rimane una legge ingiusta.